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In questa pagina trovi delle pratiche indicazioni che ti aiuteranno a:

  1. Distinguere i diversi tipi di pianto del bambino
  2. Interpretare il linguaggio corporeo del neonato
  3. Superare l’ansia dell’allattamento al seno

Interpreatre correttamente i segnali del bambino e soddisfare ogni sua richiesta è di fondamentale importanza. Nonostante la maggioranza dei genitori riesca abbastanza bene in questo compito, succede qualcosa a cui non si è mai del tutto preparati: il bambino piange.

Molti neo genitori associano immediatamente il pianto del bambino alla loro incapacità. Non è assolutamente così.

bambino piange

Pensieri come questi possono creare ansia e incertezza; ai primi segnali si può pensare di dover “riparare” a qualche mancanza bloccando immediatamente ogni espressione del bambino, attaccandolo al seno o cullandolo senza capire davvero cosa sta succedendo. E’ davvero tra le reazioni più comuni.

Uno dei favori più grandi che possiamo fare ad un neonato consiste nell’accettare che il pianto è il suo linguaggio naturale e che, come genitori, non c’è niente di male a non sapere fare qualcosa.

Invece che correre immediatamente da lui e prenderlo in braccio, immaginando che sia in difficoltà o stia soffrendo, provate a fare questo:

 

  1. Fermatevi – Ricordate che il pianto è il suo linguaggio.
  2. Ascoltate – Cosa significa quel pianto in particolare? Che cosa sta cercando di dirvi?
  3. Osservate – Che cosa sta facendo? Che succede intorno a lui?

In questo modo lo aiuterete a sviluppare la sua voce: che cosa succede se in risposta al pianto del bambino una mamma lo attacca sempre e comunque al seno o gli mette il ciuccio in bocca?

Semplicemente, gli toglie la possibilità di “parlare”. Lo rende muto e senza volerlo lo abitua a non chiedere aiuto.

Se il pianto del neonato viene costantemente ignorato o se la risposta è sempre la stessa (ad es. cibo), questi imparerà che il modo in cui piange non è importante; ben presto si arrenderà e smetterà di comunicare con noi.

Inoltre lo aiuterete a calmarsi da solo: lasciar piangere un bambino finché non si addormenta da solo è crudele e sbagliato. Però, se interpretate correttamente un pianto da “stanchezza” potreste ad esempio diminuire il rumore o fare un pò di oscurità nella stanza, permettendogli di “fare da solo”; se invece ci precipitiamo da lui ad ogni piccolo segnale, presto perderà questa capacità.

 

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Distinguere i diversi tipi di pianto

 

ASCOLTA OSSERVA CAUSA ALTRE CONSIDERAZIONI
Comincia come nervosismo e insofferenza, poi si trasforma in pianto: prima tre lamenti, poi un forte pianto, seguono due brevi respiri e un altro pianto più lungo e sonoro. Sbatte le palpebre, sbadiglia. Se non viene messo a letto, inarca la schiena, scalcia e muove le braccia. Si afferra le orecchie e le guance e si graffia la faccia. Se lo tenete in braccio si dimena e cerca di girarsi. Se continua a piangere il viso diventa rosso. STANCHEZZA E’ il pianto più frainteso di tutti, viene preso per fame. Fate attenzione al momento in cui comincia: può succedere dopo il gioco o dopo che qualcuno lo ha intrattenuto con versetti ecc.

Il contorcersi del corpo viene preso per coliche.

Pianto lungo e forte, simile a quello per stanchezza. Agita braccia e gambe, sposta la testa dalla luce; si allontana da chiunque cerchi di giocare con lui. ECCESSO DI STIMOLI Di solito insorge quando il bimbo ha giocato abbastanza e gli adulti insistono nel farlo divertire.
Irritazione che inizia con suoni di fastidio, piuttosto che con un pianto vero e proprio. Si ritrae dagli oggetti posti di fronte; gioca con le dita. VUOLE UN CAMBIO DI AMBIENTE Se mutando posizione al bimbo peggiora, potrebbe essere stanchezza: in questo caso ci vuole un pisolino.
Urla acute inconfondibili, che cominciano senza preavviso; può trattenere il respiro tra un lamento e l’altro e poi ricominciare. Tutto il corpo si irrigidisce. porta le ginocchia al petto, il volto è contratto in un espressione di dolore. La lingua si muove verso l’alto come quella di una piccola lucertola. DOLORE/ARIA NELLA PANCIA Tutti i neonati inghiottono aria, che aumenta i gas nella pancia. Durante il giorno sentirete un leggero rumore stridente e sussulti nella parte posteriore della gola: è l’aria che viene inghiottita.
Leggero rumore simile alla tosse in gola; poi inizia il pianto, prima breve, poi con un ritmo più stabile. Il bimbo inizia a succhiarsi le labbra e poi a “grufolare”: la lingua esce dalla bocca e la testa si muove di lato; porta i ugnetti alla bocca. FAME Il modo migliore per distinguere la fame è fare riferimento all’ora dell’ultimo pasto.
Pianto forte con tremolio del labbro inferiore Pelle d’oca, tremore, estremità fredde. La pelle può avere un colorito bluastro. FREDDO Può succedere dopo un bagnetto o mentre lo cambiate.
Lamento nervoso simile a un respiro affannoso, prima basso per qualche minuto; se il bimbo viene lasciato solo diventa pianto. E’ caldo e sudato; rosso in viso; fatica a respirare; potreste vedere puntini rossi sul viso e sul torso. CALDO E’ diverso dalla febbre per cui il pianto è più simile a quello di dolore; la pelle è secca, non fredda e umida (misurate la temperatura)
Rumori tipo versetti si trasformano in piccoli “waa” come quelli di un gattino; il pianto sparisce se il bimbo viene preso in braccio. Si guarda intorno cercandovi. BISOGNO DI VICINANZA Se lo capite subito, non è necessario prenderlo in braccio. Un colpetto sulla schiena e dolci paroline stimolano la sua autonomia.
Piange dopo mangiato Si agita. Rigurgita spesso. HA MANGIATO TROPPO Ciò si verifica spesso quando sonnolenza ed eccesso di stimoli vengono scambiati per fame.
Si lamenta o piange mentre mangia Si contorce e spinge; smette di poppare. L’intestino si muove. DISTURBI INTESTINALI Segnali che possono essere scambiati per fame; le mamme spesso pensano di “fare qualcosa che non va”.

 

Capire il linguaggio del corpo del neonato

Oltre al suono del pianto, i bambini comunicano grazie alle espressioni del viso, ai gesti e alle posture del corpo. Tracy Hogg, la puericultrice più in gamba del mondo, ha stilato la seguente tabella “dalle mani ai piedi” per aiutare i genitori a “leggere” il linguaggio non verbale del bambino.

LINGUAGGIO CORPOREO SIGNIFICATO
Testa

–          Si muove da parte a parte.

–          Si allontana dagli oggetti.

–          Si gira di lato, il collo allungato indietro.

–          Se è in posizione verticale, ciondola come quando ci si addormenta in treno.

 

–          E’ stanco.

–          Vuole cambiare scenario.

–          Ha fame

–          E’ stanco

Occhi

 

–          Arrossati, iniettati di sangue.

–          Si chiudono lentamente per poi riaprirsi di colpo.

–          “Sguardo spiritato”, occhi spalancati, palpebre che non si chiudono, come se fossero tenute aperte con gli stuzzicadenti

 

 

 

–          E’ stanco.

–          E’ stanco.

–          E’ troppo stanco o troppo stimolato.

Bocca/labbra/lingua

–          Sbadiglia.

–          Labbra icrespate/contratte.

–          Sembra voler urlare ma non emette suoni; alla fine un sussulto precede un lamento udibile.

 

–          Il labbro inferiore trema.

–          Si succhia la lingua.

–          Arriccia la lingua sui lati.

 

–          Arriccia la lingua in avanti, come una piccola lucertola.

 

–          E’ stanco.

–          Ha fame.

–          Ha aria nella pancia.

 

–          Ha freddo.

–          Modo per calmarsi (spesso preso per fame).

–          Ha fame: è la classica espressione “grufolante”.

–          Ha aria nella pancia o altro tipo di dolore.

Viso

–          Fa smorfie; spesso sembra accartocciato; se messo giù può iniziare ad ansimare, roteare gli occhi e a fare un’espressione che somiglia a un sorriso.

–          Arrossato; le vene sulle tempie possono divenire visibili.

 

 

–          Ha aria nella pancia, movimenti intestinali o altro tipo di dolore.

–          Ha pianto troppo a lungo, trattenendo il respiro.

Mani/braccia

–          Si porta le mani alla bocca, cercando di succhiarle.

 

–          Gioca con le dita

 

 

–          Si muovono qua e la in modo molto scoordinato, magari cercando di afferrare la pelle.

–          Le braccia si agitano, leggero tremito.

 

–          Se non ha mangiato per 2 ore e ½, 3 ore è fame; altrimenti ha solo voglia di succhiare.

–          Ha bisogno di cambiare ambiente.

 

–          E’ troppo stanco, oppure ha aria nella pancia.

–          Ha aria nella pancia o altro tipo di dolore.

Busto

–          Si inarca all’indietro, cercando il seno o il biberon.

–          Si contorce, muovendo il sedere.

 

 

–          Si irrigidisce.

 

–          Trema

 

–          Ha fame.

–          Ha il pannolino bagnato o ha freddo.

 

–          Ha aria nella pancia o altro tipo di dolore.

 

–          Ha freddo.

Pelle

–          Umidiccia, sudata.

 

–          Estremità bluastre.

 

–          Leggera pelle d’oca.

 

–          E’ surriscaldato; o ha pianto a lungo.

–          Ha freddo, o ha dolore, o ha pianto troppo a lungo: mentre il corpo espelle sudore, il sangue confluisce alle estremità.

–          Ha freddo.

Gambe

–          Scalciano forte e in modo scoordinato

–          Vengono portate al torace.

 

–          E’ stanco.

–          Ha aria nella pancia o altro tipo di dolore addominale.

 

 

Reagire all’ansia dell’allattamento

L’allattamento al seno è uno di quegli argomenti su cui esiste una vera e propria letteratura. Nonostante sia difficile immaginare un’attività più naturale, le prime poppate sono in grado di suscitare parecchie ansie nelle madri.

Allattare al seno non è solo nutrizione, ma il momento in cui la relazione madre-bambino prende forma.

Non tutti sanno che il sistema neurologico dei bambini, a differenza degli altri mammiferi, è fatto in maniera da organizzare una suzione del latte materno a raffica, ossia con pause e riavii di attività.

Le madri di tutto il mondo imparano presto a stimolare i propri piccoli durante queste interruzioni, in modo da far riprendere il bambino a succhiare; questi sono in realtà i primi scambi sociali del bambino, le prime protoconversazioni fatte di ruoli e turni che gratificano la madre e contribuiscono allo sviluppo della personalità del bambino.

Spesso la sessione di allattamento non va come vorremmo: la difficoltà più grossa che si riscontra nelle madri è quella di riconoscere che oltre ai fattori fisici, quelli psicologici influenzano altrettanto la poppata del bambino.

 

COSA SUCCEDE PERCHE’ COSA FARE
Il bambino si dimena spesso mentre mangia. Nei neonati sotto i 4 mesi potrebbe essere la spia della necessità di defecare: non è possibile farlo mentre si succhia! Staccatelo dal seno, sdraiatelo in grembo, lasciate che si liberi l’intestino e poi ricominciate ad allattarlo.
Il bambino spesso si addormenta durante la poppata. Potrebbe essere un eccesso di ossitocina. Provate con un movimento circolare del pollice e grattate leggermente il palmo della manina; grattategli la schiena o fate “camminare” le vostre dita sulla spina dorsale. Non fate il solletico ai piedi come suggeriscono alcuni: è sbagliato.

Chiedetevi anche se aveva veramente fame quando lo avete attaccato al seno.

Il bambino si attacca e si stacca dal seno. Potrebbe essere impazienza per il flusso lento. Se contrae anche le gambe potrebbe essere aria nella pancia. Oppure potrebbe non avere fame. Se ciò si ripete è probabile che abbiate un flusso lento (se il bambino è impaziente lo sentirete dare degli strattoni). Aiutatevi utilizzando prima un “tiralatte”.

Se si tratta di aria nella pancia, ho illustrato una procedura che vi aiuterà a risolvere il problema.

Se nessuno di questi metodi funziona potrebbe non avere fame.

Il bambino sembra aver dimenticato come attaccarsi al seno. Tutti i bambini, specie i maschi, ogni tanto “dimenticano” l’obiettivo. Può anche voler dire che il piccolo è molto affamato. Mettetegli in bocca il mignolino per qualche secondo, per dargli un obiettivo e ricordargli come si succhia. Poi riattaccatelo al seno. Se è molto affamato e voi sapete di avere un flusso lento, usate un tiralatte prima della poppata.
Il bambino si attacca, si stacca, piange, è incostante. Potrebbe esserci troppa tensione emotiva: la madre potrebbe essere agitata, avere i muscoli tesi, offrire un sostegno “scomodo” o una posizione sbagliata.

Se il bambino ha un temperamento “difficile”, se è scontroso, le prime poppate “fallite” possono creare allarme nella madre che può aspettare il fatidico momento dell’alimentazione con ansia e incertezza che si riflettono nel comportamento.

Interrompete e passate il bambino al vostro partner; riprovate dopo esservi distese o avere fatto qualche esercizio di respirazione o di rilassamento muscolare.

Se il bambino è sensibile e si innervosisce presto, limitate le variazioni: non iniziate a dargli da mangiare in una posizione per poi cambiarla. Non parlate a voce alta, non trasferitevi in un’altra stanza durante la poppata.