Uno studio recente ha dimostrato che una dieta che imita il digiuno rigenera l’organismo e migliora la memoria e l’apprendimento.
Una dieta di appena 5 giorni al mese è sufficiente per ridurre progressivamente il grasso della pancia e rallentare l’invecchiamento.
In cosa consiste?
Non potrebbe essere più semplice: si tratta semplicemente di introdurre circa il 50% di calorie in meno al giorno, per 5 giorni nell’arco di un mese!
In altre parole, per 5 giorni ogni mese, consecutivi o non, sarà sufficiente mangiare la metà di quello che normalmente siamo abituati a mangiare…niente di più.
Il Prof. Valter Longo, l’esperto di longevità che ha seguito la ricerca afferma:
“Il digiuno stretto e prolungato è quasi impossibile da mantenere per le persone e può essere pericoloso, ma abbiamo studiato una dieta che permette di far scattare gli stessi meccanismi benefici per il corpo.
Personalmente le ho provate entrambe, ma la dieta dei 5 giorni che “mima” il digiuno è molto più facile e molto più sicura.”
Gli effetti della dieta sono stati testati sia su topi che su esseri umani. Il ringiovanimento cognitivo è stato osservato nei topi.
Lo studio preliminare effettuato su 19 persone ha trovato che questa dieta riduce i marker biologici dell’invecchiamento, del diabete e del cancro.
I risultati sono riassunti graficamente nella figura…
“Imitare una sorta di digiuno causa una riprogrammazione del corpo che entra in una modalità di invecchiamento più lenta, e che in più riesce a ringiovanirsi grazie ad una rigenerazione cellulare su base staminale.
Questa non dovrebbe neanche essere considerata una “dieta” tradizionale dal momento che non è qualcosa che deve essere mantenuta nel tempo”.
Durante l’esperimento, per i restanti 25 giorni del mese, le persone hanno mangiato in maniera del tutto normale!
Alle persone senza obesità sarà sufficiente seguire questa dieta per tre-sei mesi all’anno, mentre coloro che hanno problemi di peso dovrebbero farla più spesso (se il loro medico lo considera sicuro).
Lo studio citato è pubblicato nella rivista scientifica Cell Metabolism (Brandhorst et al. 2015)